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Quelli
di giornalista e di narratore non sono, per Paco Ignacio Taibo II, solo
dei mestieri. Sono qualcosa di più. Non è un caso che nei
suoi romanzi abbondino scrittori e giornalisti (oltre a José Daniel
Fierro e Olga Lavanderos, pensiamo ai protagonisti di A quattro mani,
al Pioquinto Manterola di Ombre nell'ombra, allo splendido Antonio
Amador "la pulce" de La bicicletta di Leonardo).
Ma cosa sono il giornalismo e il romanzo poliziesco per Paco Ignacio Taibo II? Riportiamo qui di seguito, oltre a qualche link, un paio di brevi passi tratti da due suoi romanzi. Nel primo caso a parlare è un professore di giornalismo di Olguita; il secondo è invece tratto da una delle lettere che José Daniel Fierro, lo scrittore protagonista di Come la vita, scrive a sua moglie. Finzione letteraria dunque ma forse non così lontana dalla realtà. Il giornalismo È l’ultima fottuta barriera che
ci impedisce di cadere nella barbarie. Senza il giornalismo, senza la circolazione
delle informazioni, tutti alzeremmo la mano quando il big brother
ce lo ordina. È la voce dei muti, l’orecchio in più che Dio
ha dato ai sordi. È l’unico fottuto mestiere che ancora valga la
pena nella seconda metà del XX secolo. È l’equivalente moderno
della pirateria etica, il soffio vitale delle ribellioni degli schiavi.
È l’unico lavoro del cazzo che sia
Il romanzo poliziesco È una storia di delitti orrendi,
ma non sono questi che contano, bensì (come in tutti i romanzi polizieschi)
il contesto. Qui è raro chiedersi chi sia stato ad uccidere qualcuno,
perché l'assassino non è colui che ordina la morte. C'è
una distanza tra l'esecutore e il mandante. Quello che conta, quindi, è
il perché.
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