|
Quelli
di giornalista e di narratore non sono, per Paco Ignacio Taibo II, solo
dei mestieri. Sono qualcosa di più. Non è un caso che nei
suoi romanzi abbondino scrittori e giornalisti (oltre a José Daniel
Fierro e Olga Lavanderos, pensiamo ai protagonisti di A quattro mani,
al Pioquinto Manterola di Ombre nell'ombra, allo splendido Antonio
Amador "la pulce" de La bicicletta di Leonardo).
Ma cosa sono il giornalismo e il romanzo poliziesco per Paco Ignacio Taibo II? Riportiamo qui di seguito, oltre a qualche link, un paio di brevi passi tratti da due suoi romanzi. Nel primo caso a parlare è un professore di giornalismo di Olguita; il secondo è invece tratto da una delle lettere che José Daniel Fierro, lo scrittore protagonista di Come la vita, scrive a sua moglie. Finzione letteraria dunque ma forse non così lontana dalla realtà. Il giornalismo È l’ultima fottuta barriera che
ci impedisce di cadere nella barbarie. Senza il giornalismo, senza la circolazione
delle informazioni, tutti alzeremmo la mano quando il big brother
ce lo ordina. È la voce dei muti, l’orecchio in più che Dio
ha dato ai sordi. È l’unico fottuto mestiere che ancora valga la
pena nella seconda metà del XX secolo. È l’equivalente moderno
della pirateria etica, il soffio vitale delle ribellioni degli schiavi.
È l’unico lavoro del cazzo che sia ancora
divertente. È quello che impedisce il ritorno al semplicismo cavernicolo.
Contrariamente, torna a occuparsi di cose eterne: la verità, il
male, l’etica, il nemico. È la migliore letteratura, perché
è la più immediata. È la chiave della democrazia reale,
perché la gente deve sapere cosa sta succedendo per decidere come
giocarsi la vita. È il reincontro delle migliori tradizioni morali
del cristianesimo primitivo con quelle della sinistra rivoluzionaria della
fine del XIX secolo. È l’anima di un paese. Senza giornalisti, saremmo
tutti morti, e la maggioranza ciechi. Senza circolazione di informazione
veridica, saremmo tutti stupidi. È anche il rifugio dei topi di
fogna, la zona più contaminata, insieme alla polizia, di tutta la
nostra società. Uno spazio che si fa più degno perché
va condiviso con i tipi più abbietti, più servili, più
abbuffini, più corrotti. E per comparazione ti offre la possibilità
dell’eroismo. È come se mettessero il cielo e l’inferno in un frullatore
e tu dovessi lavorare in movimento. È una falegnameria del senso
comune…
Il giornalismo eroico, Conversazione telefonica con Paco Ignacio Taibo II, di Maurizio Strada, in Neotipi, aprile 1998. Il romanzo poliziesco È una storia di delitti orrendi,
ma non sono questi che contano, bensì (come in tutti i romanzi polizieschi)
il contesto. Qui è raro chiedersi chi sia stato ad uccidere qualcuno,
perché l'assassino non è colui che ordina la morte. C'è
una distanza tra l'esecutore e il mandante. Quello che conta, quindi, è
il perché.
4 idee non molto chiare sullo scrivere romanzi, di Paco Ignacio Taibo II, in Letture, dicembre 1997. |
Pagina principale | Biografia | Intervista esclusiva | I libri | I libri in Italia | Personaggi | Curiosità
2-10-1968 | Semana Negra | I giornali | Libro degli ospiti | Internet | Novità | Ringraziamenti |