Creato il 26/8/98.
Ancora sul calcio:
1) Intervista su La Repubblica
2) Intervista su Avvenire
3) Articolo su Ronaldo
4) Articolo su Maradona
|
|
Mondiali multirazziali
MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN
La Repubblica, 12 / 7 / 1998.
Noi che aspettavamo che dal campionato mondiale di calcio di Francia venisse fuori una grande verità rivelatrice abbiamo avuto la nostra ricompensa, perché, tenuto conto del gioco messo in mostra e del traffico di giocatori che ne conseguirà, abbiamo capito che Nietzsche aveva ragione: ci sono popoli nati per esportare giocatori di calcio e altri per importarli. Nietzsche ci serve anche per giudicare la non evitata deificazione di Ronaldo: "Ma noi ti aspettavamo tutte le mattine, prendevamo da te quel che ti avanzava e ti benedivamo con gratitudine" (da Così parlò Zarathustra).
    Il calcio africano e asiatico non è stato all'altezza delle aspettative, tranne nel caso della Nigeria, ma i giocatori africani, asiatici e delle Antille sono serviti come innesti vivificanti del calcio europeo, specialmente delle selezioni dell'Olanda e della Francia, che sono quelle che hanno giocato meglio. Il Brasile è da anni il prototipo di una selezione multirazziale, logica conseguenza per un paese multirazziale, ma questa volta ha voluto giocare a risparmio del talento, come l'Italia, che ha tentato di nascondere che sa giocare bene e ci è riuscita. Che giocatori di origine berbera o antillana, come Zidane e Thuram, abbiano segnato la differenza della selezione francese deve aver causato una cirrosi epatica a Monsieur Le Pen, necessariamente allarmato perché questo mondiale sembra organizzato dalla Sos Razzismo e non dalla Fifa.
    Inoltre, il giorno in cui squadre come il Camerun, l'Arabia Saudita, la Repubblica sudafricana, l'Iran, il Marocco, scopriranno che giocare a calcio non vuol dire soltanto volteggiare la palla ed esibire certe abilità corporee e tattiche, il rapporto di forza tra il Nord e il Sud all'interno del calcio mondiale volgerà verso il Sud o verso un definitivo meticciato epico, annuncio di un inevitabile meticciato economico, politico e sociale. Se non ci riesce il calcio non ci riuscirà nient'altro, perché è stata provata la sua vocazione di religione mediatica ecumenica egemonica, in aperta concorrenza con l'ecumenismo cattolico, quello della Coca- Cola e quello della catena MacDonalds. Soltanto il ridicolo ruolo svolto dalla selezione degli Stati Uniti può impedire che, simile a una quinta colonna, il calcio penetri negli Usa come un dio sulle spalle bagnate degli immigranti che attraversano il Rio Grande.
    Il campionato mondiale di Francia era atteso anche come la drammaturgia di un calcio creativo protetto dalla Fifa e dagli arbitri, ma al momento della verità gli arbitri, consapevoli di essere carne mediatica per l'intero villaggio globale, hanno tirato fuori cartellini gialli e rossi con un criterio più teatrale che calcistico. I cartellini ricevuti da Kluivert, all'inizio, o da Le Blanc alla fine ne sono la prova. Bisogna essere comprensivi. Gli arbitri non riusciranno più a incantare tanta gente con il loro istrionismo e il calcio suole essere molto compassionevole con gli errori degli arbitri, al punto di regalare loro il bene dell'oblio. Ma se si vogliono trarre conseguenze filosofiche dalle norme di gioco messe alla prova, bisogna servirsi della casistica: ciascun arbitro è un caso clinico singolare, un pazzo
isolato, minacciato da migliaia di persone e, come ogni paranoico, diventa pericoloso quando viene perseguitato per davvero.
    Osservi l'acuto lettore in che modo selezioni che hanno deluso i loro tifosi come Spagna, Italia, Germania o Argentina, non abbiano seguito la politica di integrazione multirazziale dei calciatori e se tale atteggiamento era prevedibile nella Germania, convinta che undici giocatori alti due metri e il Deutschland über alles dalle gradinate la rendessero invincibile, il fatto non ha giustificazione per quanto riguarda Spagna, Italia o Argentina, popoli alluvionali e tra i maggiori esportatori di emigranti. Squadre multirazziali o morte.
Problema da risolvere cambiando le leggi che regolano l'immigrazione o mettendo su laboratori di ingegneria genetica negli scantinati delle federazioni di calcio interessate.
(Traduzione di Hado Lyria)
Ancora sul calcio:
1) Intervista su La Repubblica
2) Intervista su Avvenire
3) Articolo su Ronaldo
4) Articolo su Maradona
| |