M.V.M.

Creato il
13/11/98.


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Garzón, il super giudice

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 2 / 11 / 1998.


Le dispute intorno alla sacra tunica del generale Pinochet mi colgono mentre sono in viaggio nell'America Latina e noto un'estrema curiosità nei confronti del giudice spagnolo Baltasar Garzòn. Doppie pagine sui giornali, barzellette che utilizzano il suo nome per trasformarlo nel terzo dei Re Magi, ritratti alle manifestazioni, talvolta bruciati dai "pinochettisti" a Santiago, ma adoperato il più delle volte per esaltare il giudice della speranza laica, non il giudice della forca.
Nei paesi periferici, cioè tutti tranne gli Stati Uniti, misuriamo di solito la nostra statura mediante competizioni da maratoneti e da cittadini universali. In Spagna ci vantiamo di avere alcuni spagnoli "universali", come Julio Iglesias e suo figlio Enrique, a dimostrare che gli incubi si riproducono per via genetica; Placido Domingo e Josè Carreras, un 33,3 per cento dei benefici dei tre tenori; José Antonio Samaranch, giunto dal franchismo alla presidenza del Cio; infine Ivan de La Peña, calciatore ingaggiato dalla Lazio, ma che non ha esibito i suoi meriti per via di un incidente inopportuno.
    Garzón li eclissa tutti quanti. La particolare struttura della legge in Spagna fa che i casi importanti passino dall'"Audiencia Nacional" e pertanto dalle mani di una mezza dozzina di giudici che, volenti o nolenti, diventano protagonisti mediatici. È così che vengono chiamati, "giudici-stella", ed entrano a far parte di uno star-system in cui Garzòn è una figura privilegiata: come persecutore del narcotraffico, del terrorismo dell'Eta, del terrorismo di Stato (caso Gal), e del terrorismo dei genocidi cileni e argentini implicati nella Soluzione Finale degli anni Settanta.
Quell'Olocausto delle sinistre fu organizzato dal Dipartimento di Stato Usa, in collaborazione con alcune multinazionali, dal Pentagono e infine dagli strumenti manuali del massacro, i militari golpisti autoctoni che dalla caduta di Gulart, presidente costituzionale del Brasile, fino al golpe argentino, ordirono la sistematica distruzione della sinistra latinoamericana.
Lo spettacolo di orrore e impunità trasmesso dalla tortura, le uccisioni, l'accanimento nelle persecuzioni, il sequestro dei figli dei prigionieri, vanno inseriti nel capitolo di spettacoli sanguinosi della difesa dei valori cristiani d'occidente. In Argentina, una volta screditati i militari per la fuga in avanti della guerra delle Falkland, vi fu un processo coraggioso. Bisogna ricordare con emozione il procuratore Strasera, anche se il suo operato fu di valore quasi solo simbolico. In Brasile e Uruguay non si ebbe manco quello, e in Cile Pinochet, insieme ai suoi scherani, si è permesso di vigilare la democrazia dalle garitte delle caserme e dal Senato trasformato in garitta.
    Si capisce che i marciatori della storia prendano posizione all'ombra del ritratto di Garzòn, viso e gesto che materializzano l'ultima speranza della giustizia in questo mondo, nel sospetto che in quell'altro continuerà a esserci l' amnistia per tutti coloro che hanno contribuito a salvaguardare i valori della cristianità.
Ho conosciuto Garzòn in piena tempesta dell'istruttoria del processo al terrorismo di Stato in Spagna. La stessa sera in cui si era permesso di portare in tribunale eminenti politici socialisti, abbiamo cenato insieme e mi ha spiegato quel che poteva essere spiegato, quel che non faceva parte del segreto istruttorio. Garzòn aveva commesso l'errore di figurare nelle liste elettorali del Psoe, motivo per cui venne accusato di perseguitare i politici socialisti per ripicca, per rivalsa. A tal punto la cupola dirigente del Psoe gonfiò tale idea che molta gente in Spagna arrivò a pensare che il terrorismo di Stato fosse stato inventato da Garzòn, così come tanti vogliono credere che la lotta di classe sia stata inventata da Marx.
Personalmente mi era sembrato un essere umano integro, dotato di valore morale, tenace, con il senso originario del giusto e dell'ingiusto che si acquisisce quando si appartiene per origini alle classi popolari.
    Garzón non si è inventato Pinochet. Né Videla. Non li incrimina perché cileni o argentini, ma perché hanno torturato e assassinato cittadini spagnoli, primo passo affinché in futuro i carnefici siano accusati semplicemente per il fatto di assassinare e uccidere, chiunque sia la loro vittima, e ci pensino due volte prima di agire come sicari del sistema, di qualsiasi sistema.
Noam Chomsky ha ricordato che al di sopra dei sicari nazionali vi furono a suo tempo Nixon o Kissinger alla guida di quella Soluzione Finale, di quell'Olocausto ideologico. Quando Garzòn emetterà un ordine di ricerca e cattura per Henry Kissinger, premio Nobel per la pace?

(Traduzione di Hado Lyria)


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