M.V.M.

Creato il
7/9/98.


Ancora su O Cesare o nulla:

1) Articolo di Antonio Gnoli

2) Intervista su Mucchio selvaggio

3) Intervista su Specchio

4) Chi sono i Borgia

G.Albertocchi
Giovanni Albertocchi.

O Montalbán o nulla

GIOVANNI ALBERTOCCHI*

l'Unità, 6 / 9 / 1998.


Alessandro VI
Uno dei protagonisti del romanzo:
Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI.
    L'ingresso è custodito, con molto garbo da una coppia di cani di razza, lui pastore tedesco e lei golden retriver, che appaiono un po' provati dal caldo che ancora imperversa su Barcellona. Vázquez Montalbán mi aspetta nel suo studio al piano di sopra, mentre armeggia su un fax che non si decide ad espellere il messaggio in arrivo. La villetta ospita anche un altro inquilino prestigioso, il detective Pepe Carvalho, che, come è noto, ha da anni stabilito qui il suo quartier generale.

—Vogliamo parlare del suo prossimo viaggio in Italia?
—Piú che un viaggio, è una sorta di cocktail turistico-letterario-gastronomico, i cui principali ingredienti-promotori sono l'Arcigola Slow Food, il Festival Nazionale dell'Unità in cui interverró al fianco di Massimo D'Alema, e Frassinelli. Il risultato è una tournée in cui mangeró, parleró in pubblico e presenteró O Cesare o nulla.

    Un prodotto nostrano, la "finocchiona", ha il grande onore di apparire nella prima pagina di O Cesare o nulla, nel piatto di Niccoló Machiavelli. Il libro si apre infatti con l'autore de Il Principe, mentre gioca, con scarsa fortuna, alle carte ed allora, per consolarsi, manda giú qualche fetta di finocchiona intrattenendo, comicamente, i suoi avversari sull' "origine e la finalità" di quello squisito insaccato. Improvvisanente un messo reca la notizia della tragica scomparsa in combattimento di Cesare Borgia, il Valentino, sul quale Machiavelli aveva riposto tante speranze.

—Perché proprio la finocchiona nella sua grande panoramica sulla saga dei Borgia?
—La finocchiona è uno degli insaccati che preferisco. Me l'ha fatta conoscere, anni or sono, la mia traduttrice italiana, Hado Lyria, che è divenuta pure la mia fornitrice abituale. Per tornare al romanzo, devo dire che la finocchiona non è un anacronismo alimentare: esisteva già nel Cinquecento. Per il resto il corredo storico, indumenti, arredamento, armi, ecc., è pressoché assente: il lettore non vede il passato, ma lo ascolta grazie alle voci e ai dialoghi dei grandi protagonisti. Lo stesso linguaggio è aggiornato su quello attuale. Miquel Batllori, che è il piú grande esperto sulla famiglia Borgia, sostenitore fra l'altro dell'incesto tra il papa Alessandro VI e la figlia Lucrezia, è rimasto molto soddisfatto, lo dico con orgoglio, di come ho diluito la storia in dialoghi di sapore contemporaneo.

    O Cesare o nulla ricorda, come struttura, il grande affresco orale di Conversazione nella Cattedrale, attraverso cui Mario Vargas Llosa ricostruiva diversi decenni di storia peruviana. Quel libro si apriva con una precisa domanda: "Quand'è che si è fottuto il Perù?".

—Potremmo dire del suo romanzo: "Quand'è che si è fottuto il Valentino", mandando all'aria l'ambizioso progetto di riunificazione dell'Italia centrale?
—Nel romanzo, Machiavelli ripete che il Valentino ce l'aveva messa tutta, ma poi la Fortuna e l'incapacità personale di farsi responsabile del proprio destino, mandano tutto alla malora. Il romanzo è una riflessione sui Borgia che imperversarono in Europa, dal 1455, per piú di un secolo. Ma è soprattutto una riflessione sul potere che agisce e si esprime allo stesso modo in ogni epoca.

—I Borgia ricordano la famigerata "famiglia" mafiosa. Lei esprime il bilinguismo mafioso dei Borgia attraverso l'italiano usato nei rapporti ufficiali ed il catalano, codice interno della famiglia, che i Borja (è questo il cognome originale), si sono portati con sé da Valencia...
—Il lettore italiano è nella posizione migliore per apprezzare la qualità bilingue del mio libro, in quanto la storia reale dei Borgia si snodava lungo l'asse linguistico catalano-italiano. È molto difficile far parlare, per iscritto, le situazioni bilingui: per scrivere un romanzo ambientato a Barcellona, ad esempio, si dovrebbe cambiare sintonia a seconda di chi parla. Per quanto riguarda il potere, va detto che si circonda sempre di un alone mafioso e la "famiglia" è da sempre il modello di struttura a cui far riferimento. Prendiamo il franchismo: al potere ci arriva con le sue gerarchie militari ma poi si costruisce una sorta di potere parallelo, una oligarchia d'appoggio di tipo bancario. Lo stesso fecero i socialisti: dopo aver vinto le elezioni cominciarono la corsa alle alleanze fino a disporre pure loro di una oligarchia d'appoggio. Non è che le cose siano molto cambiate dai Borgia ai giorni nostri: forse ora si ammazza di meno, tutto qua.

—Come si è imbattuto nei Borgia?
—Per dir la verità ci sono arrivato grazie a Machiavelli con il tramite di Antonio Gramsci. Ebbi modo di leggere una scelta delle Lettere dal carcere negli anni sessanta, curiosamente poco prima di finirci pure io in gattabuia. Poi qualche anno fa mi propongono di scrivere un soggetto per una serie televisiva sui Borgia. Ma il progetto non riesce mai a decollare, finché un bel giomo decido di fare da me e di utilizzare il materiale raccolto per scrivere un romanzo. In effetti la scansione dei diversi capitoli ricorda vagamente la struttura a puntate del serial, ciascuna dedicata ad un personaggio dei Borgia.

—Dopo la sua corvée storica lei non e stato con le mani in mano. Ci racconta la sua esperienza da inviato speciale de El País a Cuba in occasione del viaggio nell'isola di Giovanni Paolo II?
—A Cuba io mi chiedevo come mai un regime comunista ricevesse come un salvatore il capo della Chiesa. Da lí è scattato un colossale flash back, fatto di conversazioni, di perlustrazioni sul terreno, sia ufficiale che clandestino, il cui risultato sono circa novecento pagine che spero di mettere in bella nei prossimi mesi. Y Dios entró en La Habana [E Dio entró all'Avana] è un'opera composita in cui si mescolano diversi registri di scrittura e diversi generi letterari, con cui cerco di mettere a fuoco quel singolare incontro tra lo Spirito Santo (Wojtila) e lo spirito storico (Fidel Castro). Ho intervistato molte persone, tra cui il portavoce vaticano Navarro Valls, il Cardinale Echegaray, presidente della Pax Christi, Felipe González, Gabriel García Márquez, oltre naturalmente ad esponenti ufficiali e non del regime cubano, ed anche un curioso personaggio, il Gran Smith che era un famoso chef dell'era di Batista, che ora il regime rispolvera nelle grandi occasioni, autore di un libro sulle 80 maniere di cucinare l'aragosta. Libro curioso in un paese che tira a campare con la tessera di razionamento. La gente è stanca di doversi arrangiare fra mille difficoltà, ma del resto ha anche paura di cambiamenti radicali che portino il paese alla rovina come è successo nell'Unione Sovietica. Nel libro, vi è anche un aneddoto curioso che dimostra come Fidel Castro sia un ottimo cuoco: una volta, invitato in casa di amici, Fidel vede la padrona di casa alle prese con un tipico piatto cubano, la banana fritta. La cultura gastronomica della signora lascia un po' a desiderare, per cui Fidel prende in mano la situazione e dimostra di saperci fare. Alla signora che sorpresa gli dice: "Ma Fidel tu sai fare tutto", il Comandante risponde con modestia: "Ti sbagli, mia cara, quasi tutto".

Ci puo dare notizie di Pepe Carvalho?
—Ritornerà in servizio l'anno prossimo ne El hombre de mi vida [L'uomo della mia vita] che è quasi un pretesto per riportare a Barcellona la sua ragazza Charo che dal 1992 si è trasferita ad Andorra. La voglio qui in città accanto a Pepe per poterli mandare definitivamente in vacanza: in Millenio gli faró fare il giro del mondo e poi la serie chiuderà definitivamente i battenti. Ho già in mente il gran finale, sarà in un antico castello cataro, ma per ora non posso dire di piú...


Ancora su O Cesare o nulla:

1) Articolo di Antonio Gnoli

2) Intervista su Mucchio selvaggio

3) Intervista su Specchio

4) Chi sono i Borgia


*Giovanni Albertocchi è professore di italiano all'Università di Girona. Sporadicamente scrive articoli per EL PAíS e l'Unità.