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L'ultimo Don ChisciotteDANILO MANERAL'Unità, 7 novembre 2004.Giusto trent'anni fa uscì Tatuaggio, il primo romanzo della celebre serie noir che ha per protagonista l'investigatore privato Pepe Carvalho, scritta da Manuel Vázquez Montalbán e pubblicata in Italia da Feltrinelli nella traduzione di Hado Lyria. Carvalho compariva già nello sperimentale Ho ammazzato J. F. Kennedy come ex membro del Partito comunista spagnolo e agente della Cia. Ma è solo da Tatuaggio che si disegna la sua figura di detective scettico e agnostico con ufficio sulla Rambla barcellonese e il carcere alle spalle, figlio di sconfitti della guerra civile ed ex studente universitario di sinistra, gastronomo esigente e lettore colto ma deluso, che sceglie con cura i libri da bruciare nel caminetto. Accanto a lui l'assistente Biscuter, che prepara ghiottonerie e costodisce l'ufficio, l'informatore lustrascarpe Bromuro, l'amico e amministratore Fuster e la squillo Charo come quasi fidanzata. Anche se ogni tanto si sposta fuori Barcellona (in Olanda, Thailandia, Argentina o Madrid), il suo habitat naturale è nei quartieri della città catalana, dipinta con aspra precisione nei suoi strati sociali e nelle sue vicende, dalla fine del franchismo alla globalizzazione, passando per la transizione alla democrazia e le olimpiadi. Le avventure di Carvalho, cronaca lucida e ironica della società contemporanea, sono racchiuse in molti splendidi titoli, romanzi come La solitudine del manager, Assassinio al Comitato Centrale, La Rosa di Alessandria, Gli uccelli di Bangkok, Le terme, Il premio, Quintetto di Buenos Aires, e raccolte di racconti come Storie di fantasmi, Il fratellino e Tre storie d'amore. Esistono anche il volume Le ricette di Pepe Carvalho e la biografia di Quim Aranda Piacere, Pepe Carvalho (entrambi da Feltrinelli). È passato poco più di un anno invece dalla scomparsa di Vázquez Montalbán, classe 1939, stroncato da un infarto nell'aereoporto di Bangkok. Tre decenni prima, aveva profetizzato che la serie Carvalho si sarebbe conclusa con un viaggio attorno al mondo intitolato Millennio. Ha fatto in tempo a mantenere la promessa e ora esce in italiano il primo volume della vasta narrazione: Pepe Carvalho sulla via di Kabul (Feltrinelli, pp.309, euro 16). Nell'episodio precedente, L'uomo della mia vita, ambientato agli sgoccioli del millennio, Carvalho aveva visto riapparire e poi morire Yes, conosciuta da ragazzina nel magnifico I mari del sud (forse il miglior romanzo della serie), cui Millennio rimanda esplicitamente. E alla fine aveva ucciso il sociologo Anfrúns, viscido santone della setta neoliberale Monte Pellegrino, capeggiata dal magnate Pérez i Ruidoms. Costui, verso la metà del 2002, fornisce alla polizia le prove contro Carvalho, che però si è già imbarcato con Biscuter per Genova. Durante la traversata conoscono un'esile signora francese, Madame Lissieux, che subito lega con Biscuter e li accompagna attraverso l'Italia. A Genova incontrano nel cimitero di Staglieno un comunista preoccupato dalla nefasta involuzione dell'Italia berlusconiana, al quale Biscuter ribatte speranzoso che il popolo avrà la sua riscossa. I freni della loro auto vengono manomessi da ignoti, i tre si salvano, ma sul traghetto per la Grecia un italiano che veste Armani gli nasconde nel bagagliaio un carico di cocaina. A Patrasso la Lissieux si dilegua. Dall'Ellade, dove si disfano della cocaina in una discarica, Carvalho e Biscuter passano in Egitto, quindi in Israele dove incontrano una guida argentina, Malena, collegata al Mossad. Accettano di portare a Istambul un biologo violinista russo alla ricerca dell'amata che fa la prostituta. Il biologo finisce freddato perché sa troppo delle armi chimiche israeliane e Carvalho viene narcotizzato e rapito. Biscuter riesce però a svignarsela e tiene in scacco Malena, la quale propone allora di lasciar andare Carvalho a Samarcanda, sua meta, purché consegni per lei a Kabul un microchip nascosto in un orecchino. I nostri sembrano inconsapevolmente parte di un intrigo in cui si intrecciano almeno tre fattori: dalla Spagna li segnalano come assassini, i narcotrafficanti li usano maldestramente come corrieri, e secondo la Cia la Lissieux è una pericolosa agitatrice no-global internazionale. Comunque, attraverso il Caspio il detective giunge a Samarcanda, poi viene scortato in Afghanistan dove ritrova Biscuter. A Kabul gli tocca persino fare una lezione su "Globalizzazione e letteratura spagnola" fingendosi Juan Goytisolo. Scopre inoltre che la Lissieux, rimasta in contatto via cellulare con Biscuter, canta per i soldati francesi con un nome d'arte. Poi, appena consegnato l'orecchino al generale Massuf, questi salta in aria e i nostri devono scappare. Con l'aiuto di un tagiko che vuol diventare una star del cinema, si nascondono in montagna e passano in Pakistan e in India su un autobus con finti passeggeri. Eccoli infine davanti al Taj Mahal, a Benares sul Gange, quindi a Patna a casa di Paganel, un francese miscredente che prepara una geografia delle religioni per l'Opus Dei. Lì salvano dalle percosse del marito un'adultera che risulta essere l'amante di Paganel, sicché fuggono tutti a Calcutta. Dopo una visita in elicottero al delta, volano a Chang Mai, in Thailandia. Nel Triangolo dell'Oppio, Carvalho cerca e ritrova ormai adulto un bambino che nel suo primo viaggio del 1973 aveva sentito cantare una ninna nanna in francese. Poi i due prendono il primo volo per Bangkok. Come si vede, Millennio è un romanzo fiume dove l'enigma misterioso non importa e la storia si disperde in mille rivoli o si assoggetta alla corrente del disincanto di Carvalho, intento a registrare e denunciare corruzione e storture, delusioni e incongruenze, ciarpame folclorico e controllo poliziesco, sullo sfondo dell'efferato imperialismo Usa che pesta ogni dissenso con la scusa dell'11 settembre (a Kabul un medico rivela che a Guantánamo i prigionieri sono usati come cavie per droghe dissuasive destinate a manifestanti e ribelli). Definito dall'autore "non un viaggio geopolitico, ma una peregrinazione laica attraverso un mondo sempre più ipocritamente religioso", questo libro che mescola reportage, diario e riflessione è all'insegna di poderosi rimandi letterari: il vagabondare sull'onda dell'avventura di Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne (ma anche I figli del capitano Grant, da cui è tratto Paganel), Bouvard e Pécuchet di Flaubert (Carvalho e Biscuter hanno documenti falsi con quei nomi) e naturalmente la coppia cervantina, con un Biscuter-Sancio sempre più indipendente e attivo, mentre Carvalho è un Chisciotte ormai affaticato e rimpicciolito, avvolto nella ragnatela del passato, con un'età in cui "non vale la pena conservare nulla di quel che vivi né di quel che temi, e si può solo impregnare la pelle di percorsi". Il sorprendente Biscuter, pieno di guide turistiche, progetti e risparmi per addentrarsi nel terzo millennio, pur essendo anche lui in età da pensione, sottolinea: "Io faccio il viaggio per crescere, capo, e lei per accomiatarsi". I due, più che muoversi, vengono mossi, sono inseguiti invece di inseguire. Così il romanzo ha molti fili che penzolano, vicoli ciechi, spiegazioni mancanti, personaggi abbandonati: è caotico come quel modo di viaggiare, forse come la vita. Nell'amara rovina generale, della falsa cultura sembra salvarsi solo l'antidoto della cucina: la fiamma che brucia i libri è la stessa che accende i fornelli. Sebbene resti anch'essa una finzione, un "mascherare cadaveri per mangiarseli con etica e estetica salve", la gastronomia nei noir della serie Carvalho è impiegata come marcante di classe o con funzione di rallentamento, ma indica anche rivolta viscerale dal basso e nostalgia per i sapori dell'infanzia povera nella Barcellona del dopoguerra. Millennio non fa eccezione: è un'enciclopedica cartografia culinaria, dall'italico Slow Food alla scuola azera del caviale alle mirabolanti spezie indiane. Un libro postumo spiazza, si carica di presagi, sa di testamento. Si legge anche pensando all'acuto e impietoso commentatore politico e di costume che abbiamo perso, alle sue colonne su "El País" dov'era forse l'ultimo rosso puro, alle sue inchieste illuminanti sul Cile, sul Chiapas, su Cuba, sulla "pasionaria" e il PCE, fino all'ultimo lavoro saggistico, anch'esso postumo, La aznaridad, che fa i conti con il lungo governo di destra in Spagna, che Vázquez Montalbán non ha visto cadere. .Forse non dobbiamo chiedere a quest'opera l'incisività dei suoi capolavori narrativi, da Il pianista (Sellerio) a Galíndez e Io, Franco (usciti da Frassinelli), con quel caparbio sforzo contro l'oblio e il revisionismo, l'insabbiamento e le censure, perché dimenticare il franchismo significa dimenticare la generosa epopea dell'antifranchismo. Ma questo Carvalho terminale conserva sotto le braci l'incoercibile etica della resistenza che anima Muriel, la protagonista dell'indagine sull'assassinio dell'esiliato basco Galíndez da parte del dittatore dominicano Trujillo. Non a caso, la rivelazione più stupefacente per i lettori di Millennio è che Carvalho si è sposato ventenne in chiesa, è andato in luna di miele a Patmos e poi a Baghdad per una riunione delle gioventù comuniste. La moglie si chiama proprio Muriel, e gli ha dato una figlia che non vede da quando aveva tre anni. Purtroppo, è assai infelice la scelta commerciale dell'agente e dell'editore spagnolo di dividere in due parti il romanzo di oltre ottocento pagine. Non è vero che siano in sé compiute. Anzi, andranno ripubblicate insieme. Intanto i lettori italiani, per capire e apprezzare appieno Millennio, dovranno attendere la seconda parte, Agli antipodi, dove i due protagonisti passeranno da Bali in Australia e da lì in Patagonia, quindi nell'Africa subsahariana e così via, sempre a sud del mondo, accanto agli oppressi, Carvalho diretto verso una cella (in mezzo a tanta ingiustizia, è lui l'unico condannato), Biscuter, chef innamorato della Lissieux, addirittura verso Marte… Carvalho invecchiava con il suo autore. Adesso dove lo cercheremo? Evaso persino dalla morte, membro veterano dell'Ong "Investigatori senza frontiere", sarà sempre al mercato barcellonese della Boquería, a masticare scontroso frutti di mare con Charo, che gli chiede invano un fine settimana sui Pirenei, mentre lui maledice i potenti farabutti e le recita versi di una poesia di Cesare Pavese, I mari del sud. Ancora su Millennio: |