M.V.M.

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21/4/98.


Ancora su Millennio:

1) Recensione di Danilo Manera


La storia di Millennio

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

El PAÍS , 3 agosto 2002. Inedito in italia


Avevo già pubblicato Tatuaggio e l'allora giovane giornalista di Tele-Express e oggi direttore aggiunto di EL PAÍS, Lluís Bassets, mi domandava sul progetto Carvalho, che esibevo come una successione di romanzi cronaca che avrebbero descritto la transizione, non solo quella spagnola tra Franco e l'infinito democratico della libertà duratura, ma quella che si stava già producendo tra il decennio delle luci, gli anni Sessanta, ed il tenebrismo senza speranza della fine del millennio. Tra la pillola anticoncezionale ed il Papa polacco. Tra la rivoluzione dei garofani ed il presidente Bush. Tra i Beatles ed il signor José María Aznar.

E lo presi in parola per promettere a Bassets che magari l'ultima avventura di Pepe avrebbe avuto come titolo Millennio, e sarebbe stato un giro al mondo nel momento in cui il XX diventava il XXI. Nessuno poteva allora immaginare che il XX secolo sarebbe stato cosí breve —appena dal 1917 al 1990, secondo Hobsbawn— e che per rispettare la scadenza che implicano i romanzi di Carvalho, Millennio non verebbe scritto fino al 2002 e avrebbe il suo tempo interno, letterario, nel secondo semestre dello stesso anno. Tra l'invasione dell'Afghanistan e l'annessione dell'Irak, Millennio non è soltanto un viaggio geopolitico, ma un angosciato pellegrinaggio laico per un mondo sempre piú ipocritamente religioso, nel quale si invocano ogni giorno gli dei per giustificare guerre sante ed egemonie economico-militari.

Fuggitivo e un po' paranoico, Carvalho intraprende il suo ultimo giro al mondo, e Biscuter il primo. Sul viaggio incombono riferimenti letterari inevitati, sia Il giro al mondo in ottanta giorni di Verne, sia Don Chisciotte e in terzo luogo Bouvard et Pécuchet, l'inconcluso romanzo di Flaubert. Se facciamo gli strutturalisti, spietatamente pedanti e codificatori, ci troveremo d'accordo sul fatto che il romanzo di Verne presta a Millennio l'alibi dell'avventura; Don Chisciotte la dialettica tra l'hidalgo e Sancio, e finalmente prevale la parte dello scudiere, che esige continuare l'avventura, senza la quale perde identità. Infine, Bouvard et Pécuchet era necessario come contrappunto sarcastico dell'esperienza per l'esperienza, a maniera di filosofia circostanziale che evita filosofie piú fondamentali. Tra l'altro, Carvalho e Biscuter, durante il giro al mondo cambiano personalità amministrative, e si chiamano spesso Bouvard e Pécuchet, in accordo con i documenti falsi che Biscuter si è procurato prima della partenza.

Anche se Millennio partiva da un certo schema previo, è vero che il romanzo è cresciuto fino a raggiungere quasi novecento fogli, mosso dalla sua logica interna e il giro al mondo si svolge secondo le esigenze piú pessimistiche dell'azione, in collegamento con uno dei miei principali assiomi subnormali: il movimento si dimostra fuggendo. Lo complementerei con l'angosciata avvertenza di Samuel Beckett di fronte alla motilità vitale: questo non è muoversi, è essere mosso. Dal ferry Barcellona-Genova inizia un'avventura che passa per l'Afghanistan, per Bali in pieno attentato fondamentalista, per il Pacifico in una traversata diretta da un basco, navigatore solitario, terrorista dell'ETA scarcerato dopo ventun'anni di reclusione. Salvo il tratto iniziale che doveva portarli in Grecia, il resto del viaggio è una fuga nella quale Biscuter e Pepe non si muovono, ma sono mossi.

Tra la memoria e la storia, Pepe e Biscuter passano per gli scenari della quarta guerra mondiale, che non sarà mai dichiarata, e per tute le profezie dell'Apocalisse, una volta insinuata la guerra di annessione dell'Irak, il cui momentaneo risultato finale il lettore conosce già, ma Carvalho e Biscuter no. Specialmente significativa la ribellione di Biscuter, dalla sua condizione di subalterno a quella di vero protagonista di Millennio, perchè alla fine del romanzo conserva ancora, con l'aiuto di Schiller e di Miguel Ríos, speranza, una virtú decisamente laica, anche se non puó precindere da una certa semantica trascendentale, dubbiosamente religiosa. Biscuter attaversa tutto il romanzo con un progetto, Pepe lo consuma salutando le persone e le donne e i drink. Personaggi di finzione, ma anche alcuni reali, come lo storico argentino Osvaldo Bayer o il teologo liberatore Frei Betto, e l'autore non ha rinunciato a risuscitare persone letterarie come Paganel, il geografo progettato da Verne per I figli del capitano Grant, convocato in Millennio per essere il principale geografo delle religioni di tutto l'universo e implicato in una storia di adulterio.

In nessun caso ho voluto tracciare un itinerario esemplare, che in se stesso diventasse un riferimento privilegiato. Al contrario, il viagio dei due protagonisti si vede continuamente modificato da pressioni esterne e ho cercato di distinguerlo da qualsiasi proposta turistica, anche del turismo postmoderno che include qualche incerta avventura. I protagonisti principali hanno la volontà esplicita di rimanere fedeli alla parola d'ordine di Bowles: un turista è colui che sa dove e quando inizia e finisce il suo viaggio, un viaggiatore sa solo dove e quando inizia. Durante il loro strano percorso, Carvalho e Biscuter cercano di vedere il Taj Mahal anche se non hanno potuto vedere Petra, e riescono a fare il bagno nel Gange impressionati dai resti di carne non ben incinerata che trasporta il fiume. Alcune scenografie sono già comparse in altri romanzi di Carvalho, come Tailandia, Gli uccelli di Bangkok, e vengono recuperati personaggi letterari, come il marinaio assassino di La rosa di Alessandria, diventato adesso sospetto mercante negriero sulle coste dell'Africa Occidentale.

Millennio lascia aperti enigmi sul futuro di Pepe e Biscuter, partendo dal pessimismo insuperabile del detective e dalla suicida speranza del suo aiutante. Lungo il romanzo Carvalho scopre stupito che Biscuter ha una doppia vita e che durante piú di trent'anni di collaborazione ha ottenuto un'intelligenza ben comunicata con la vita e risparmi, risparmi che gli permetterebbero di aiutare economicamente Pepe a culminare il suo giro al mondo. Esperto in zuppe e salse francesi, Biscuter fa il giro del mondo gastronomico con stomaco e palato migliori di quelli del suo padrone e realizza il precetto marxista di mangiare in ogni luogo il suo pane e bere il suo vino.

Si puó sospettare che tra i due personaggi sia avvenuto qualcosa di simile alla transustanziazione e che Biscuter abbia piú futuro di Pepe, malgrado ad un certo punto gli confessi l'età. Biscuter è due anni piú vecchio di Pepe.

(Traduzione di Carlo Andreoli)


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