M.V.M.

Creato il
6/2/98.

Articolo su I mari del Sud di Jonathan Giustini


Anche i ricchi muoiono

EDMONDO DIETRICH

la Repubblica, 17 / 7 / 1994.


MVM
Ai tempi de I mari del Sud.
Bene ha fatto Feltrinelli a ripubblicare I mari del Sud di Manuel Vázquez Montalbán, (pagg. 190) con la nuova traduzione di Hado Lyria. Perché il romanzo, già apparso quattordici anni fa presso gli Editori Riuniti con il titolo Un delitto per Pepe Carvalho, era rimasto completamente sconosciuto ai piú, anche per quei lettori che solo piú tardi si sono legati alle avventure di questo investigatore catalano, con qualche ombra alla Marlowe di malinconica rassegnazione per un mondo che non è piú e sta andando in malora e un gusto da gourmet che non ha eguali in questo genere letterario, superando perfino quello del grasso Nero Wolfe.
    Cronologicamente è il terzo libro di Vázquez Montalbán dopo Tatuaggio e La so1itudine del manager di una lunga serie che in Italia finora ne ha visti pubblicati soltanto una parte. E come negli altri, Montalbán racconta ne I mari del Sud la solitudine dei perdenti perché dice lo scrittore «le cose sono andate in un altro modo. Non c'è stato l'assalto al Palazzo d'Inverno. Barcellona, come il resto del mondo, appartiene ormai ai vincenti. I ricchi, in quanto vincitori "morali"...».
    Proprio alla ricerca d'un perdente ancorché ricco (perché a volte perdono anche loro) si mette Pepe Carvalho in questo romanzo. Più o meno comincia cosí l'avventura: «Charo si era decisa per uno stufato di verdure e tonno fresco alla piastra. Carvalho continuava a bere in modo ossessivo il suo vino, quasi si trattasse di una trasfusione bianca e fredda. Di che ti occupi ora? Di un morto scomparso. Hanno rubato un cadavere? No. Un uomo scompare e un anno dopo lo ritrovano morto. Voleva cambiare vita, paese, continente, mondo e alla fine ricompare accoltellato tra ferri vecchi e calcinacci. Un fallito. Un ricco fallito. Ricco? Ricchissimo».
    Si tratta dell'industriale Stuart Pedrell. Aveva detto o comunque fatto capire che voleva andare nei mari del Sud e invece eccolo lí, in un vicolo di Barcellona, fatto a fette.
    La vedova e un po' meno i soci dell'azienda di costruzioni che ha messo in piedi un intero quartiere dormitorio, a Magin, vogliono sapere che cosa è accaduto. Come e perché e stato ucciso. Pepe, tra una bevuta e l'altra di vino e grappa ghiacciata, una lite-amplesso con Charo, una squillo alla quale è legato e che considera la sua donna, tra un piatto e l'altro che gli prepara Biscuter il suo amico-maggiordomo si mette a cercare il perché e l'unico indizio che ha è un verso di una poesia italiana scritto su un foglietto di carta: «Nessuno piú mi porterà nei mari del Sud».
    Non è granché. Ma Pepe porta avanti la sua indagine tra i barrios di Barcellona vecchia e i nuovi dormitori, che sono i quartieri tirati su dalla speculazione edilizia alla quale hanno preso parte anche Pedrell e soci.
    Va avanti chiedendo, indagando, seguitando a bruciare i suoi libri per accendere il camino, anche se fa caldo. Fa un incontro con una cagnetta, Bietola, e alla fine arriva alla conclusione che tornare innocenti per chi è nato borghese non è possibile. "Lei è di quelli che credono che noi ricchi non abbiamo sentimenti. Li avete. Ma meno drammatici, le vostre sofferenze vi costano meno o le pagate meno".


Articolo su I mari del Sud di Jonathan Giustini