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La perdita dell'innocenzaJONATHAN GIUSTINIL'opinione, 28 / 7 / 1994.
    Meglio non farsi illusioni allora, non credere troppo alla reale possibilità di fuga. Vale per tutti, per l'imprenditore del romanzo e probabilmente per lo stesso Vázquez Montalbán. Piú commestibile semmai, ma perchè poi in fondo sono sempre le circostanze che portano gli uomini ad assumere certi atteggiamenti, una posizione di ambiguità ideologica: come era in fondo per Pavese che si fece il confine ma qualche abbaglio effettivamente lo prese, cosí è, fin dalle prime pagine, l'imprenditore Stuart Pedrell, anima candida, immersa nei sogni, di lui sua figlia dice che "ha viaggiato verso la purificazione e ora dorme", eppure individuo torbido che "forse non è giusto liquidare come un inaffidabile! Lo era e non lo era. Come ogni uomo è e non è quello che è"; imprenditore brechtiano, uno che aveva un futuro proprio perchè "un imprenditore alienato non ha nulla a che fare con il futuro socialdemocratico che lo attende". Stuart Pedrell, scrive Vázquez Montalbán, si comportava in modo schizofrenico: gli affari erano una cosa, le sue esperienze intellettuali un'altra.     Romanzo esistenziale? Sia mai! Eppure anche, all'interno però di una cornice poliziesca, dove il romanzo giallo acquista "una capacità di esplorazione dei limiti, oltre che del delitto e della politica, del legale e dell'illegale". Oltretutto il poliziotto privato, Pepe Carvalho appunto, "è un personaggio di frontiera che ha la possibilità di contemplare tutto il gioco sociale con una distanza equivalente ad un vero e proprio distanziamento critico; difatti lavora come un sociologo". Il romanzo, è lo stesso Vázquez Montalbán a dirlo, vive come attraversato da una certa sensazione di paura da parte della borghesia postfranchista che non sa cosa potrà succedere dopo l'arrivo della democrazia, fino a quando non raggiunge la certezza che ogni cosa resterà uguale a prima: "i rapporti sociali, quelli economici, il potere politico democratico non significa la distruzione di una classe dominante. Il mio romanzo è esattamente la descrizione, ancora un po' poetica, di questo momento in cui tutto può cambiare. E il piú cinico di tutti, è proprio Pepe Carvalho". Ma facciamo, è doveroso, un po' di cronostoria su questo personaggio che tanto successo sta riscuotendo da qualche anno in tutto il mondo, anche se la produzione letteraria di Vázquez Montalbán non si puó e non si deve limitare ai soli polizieschi, in quanto si tratta di uno scrittore capace di spaziare con grande voracità ed inventiva dalla poesia alla saggistica piú varia, fino alla piú bizzarra arte gastronomica. "Pepe Carvalho è nato nel 1970 dentro un romanzo molto sperimentale che si intitolava "Io ho ucciso Kennedy" dove c'era un personaggio che oltre ad essere un poliziotto al servizio di Kennedy ne era anche l'assassino, il suo nome era appunto Pepe Carvalho. Anni dopo, quando ho avuto la volontà di scrivere un romanzo piú realistico, critico e sociale, allora ho recuperato questo personaggio sottoponendolo ad una sorta di operazione chirurgica, tanto che è diventato appunto l'investigatore Pepe Carvalho". L'investigatore Carvalho vive su di un passato politico e culturale; brucia libri anche se questo atto Vázquez Montalbán lo definisce "come una vendetta contro il suo rapporto con la cultura che lo ha aiutato a vivere".     Carvalho "può ad ogni momento diventare un anarchico, anzi ideologicamente non avrei dubbi nel definirlo tale; Carvalho non porta avanti un'analisi della realtà secondo la metodologia marxista; sta spesso dalla parte dei perdenti e per questo non si distacca troppo dall'avere una certa sensibilità, diciamo cosí, alla Dostoevskij".     Per Vázquez Montalbán, Pepe Carvalho non è affatto il suo alterego come molti si ostinano a sostenere; "semmai è vero per certe componenti culturali, certe esperienze del passato, di una vita politica e culturale che è stata anche la mia; ma la mia attitudine in rapporto alla realtà è molto piú razionalistica; Carvalho è un uomo libero, senza volto; io invece ho un volto preciso, culturale, sociale".     Tra le curiosità che l'intellettuale Vázquez Montalbán si porta addosso, una ci ha colpito: il suo grande amore per Vasco Pratolini, "uno scrittore che in questo momento è stato quasi del tutto dimenticato. Cronache di poveri amanti o Cronaca familiare le considero due opere interessantissime, molto di piú che non Metello, che giudico invece una sorta di concessione epica ad una letteratura di ricostruzione storica". |