M.V.M.

Creato il
6/2/98.

Articolo su I mari del Sud di Edmondo Dietrich


La perdita dell'innocenza

JONATHAN GIUSTINI

L'opinione, 28 / 7 / 1994.


Feltrinelli
Copertina dell'edizione economica Feltrinelli.
I premi letterari si stanno uniformando all'andamento dei tempi e cosí si aprono tutti indistintamente al multiculturalismo. Il premio Flaiano, che da pochi giorni ha celebrato i suoi fasti, non è stato da meno. Premiati uno scrittore senegalese, uno italiano e lo spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, premiato per il romanzo Io, Franco (Frassinelli). Lo scrittore di Barcellona è però meglio conosciuto nel mondo per essere stato l'inventore dell'investigatore Pepe Carvalho, un personaggio, oramai un vero e proprio doppio dell'autore, che non ha peli sulla lingua e dice sempre fino in fondo quello che pensa su di una Spagna che per troppi anni ha vissuto all'ombra di Franco, pur rigurgitando di ben altre passioni politiche e civili, come appunto Pepe Carvalho, in tutte le storie che lo vedono protagonista, ci dimostra con la consueta dose di pathos e di ironia. Strani libri quelli di Vázquez Montalbán, gialli politici sostanzialmente capaci di penetrazione nei piú disparati ambienti sociali: i bassifondi, le alte sfere della politica, l'ambiente del calcio, l'alta gastronomia. L'ultimo libro di Vázquez Montalbán già in classifica ma da poco uscito, si intitola I mari del Sud (Feltrinelli) e racconta, in una Barcellona avvolta come una nube minacciosa in un clima pre-elettorale, siamo nel 1979, la scomparsa di un eccentrico industriale, Stuart Pedrell, uomo dai gusti e dalle abitudini a dir poco curiose: amante di Gauguin, dei suoi quadri, della sua voglia di fuga, tormentato da un verso di Quasimodo che dice "più nessuno mi porterà nel Sud", alacre lettore di Eliot, Melville, Rilke, Pavese, Huxley, de I paradigmi della scienza di Kung, grande estimatore dei Pink Floyd e possessore maniacale di mappe oceaniche: "(...) un immenso Pacifico pieno di bandierine puntate a segnare una rotta sognata". Ebbene, Pepe Carvalho è come al solito di fronte al mistero e come al solito deve arrivare alla soluzione. Ed è qui che scatta l'ennesima fascinazione, come accennavamo prima, che i libri di Vázquez Montalbán tutti posseggono: il giallo si trasforma in inchiesta sul sociale, ricerca demoetnoantropologica, glossario gastronomico, indagine politica, svago notturno e di vita dentro una città che finalmente ci viene descritta, ancora una volta a dire il vero, nella totale magnificenza dei suoi colori e delle sue caratteristiche determinanti. Inutile elencare i vizi e le glorie di Carvalho, molto meglio a questo punto prendere di petto l'autore ed estorcergli le solite confessioni che in questi casi sono di prammatica. "Questo libro è stato scritto nel '78, subito dopo ricordo di aver ricevuto il Premio internazionale a Parigi che ha per me significato l'inizio del mio relativo successo internazionale. È il secondo romanzo, dopo La solitudine del manager, che ho scritto senza Franco". Romanzo di speranza democratica quindi, ma anche di stanchezza, di perdita d'innocenza in quanto "noi abbiamo aspettato a lungo la rivelazione della democrazia, ma non sapevamo che doveva venire il potere, la corruzione. In questo senso il ricco imprenditore che scompare e che vorrebbe cambiare vita, esemplifica pienamente il senso di colpa per tutto questo". I mari del Sud quindi sono una grande metafora; ma metafora impossibile oggi, a parere di Vázquez Montalbán, in quanto non esistono proprio piú imprenditori che si portano dietro un senso di colpa per quello che fanno. "La vita non è sogno" diceva Quasimodo, tutti i mari sono uguali, ribatteva piú o meno Pavese.
    Meglio non farsi illusioni allora, non credere troppo alla reale possibilità di fuga. Vale per tutti, per l'imprenditore del romanzo e probabilmente per lo stesso Vázquez Montalbán. Piú commestibile semmai, ma perchè poi in fondo sono sempre le circostanze che portano gli uomini ad assumere certi atteggiamenti, una posizione di ambiguità ideologica: come era in fondo per Pavese che si fece il confine ma qualche abbaglio effettivamente lo prese, cosí è, fin dalle prime pagine, l'imprenditore Stuart Pedrell, anima candida, immersa nei sogni, di lui sua figlia dice che "ha viaggiato verso la purificazione e ora dorme", eppure individuo torbido che "forse non è giusto liquidare come un inaffidabile! Lo era e non lo era. Come ogni uomo è e non è quello che è"; imprenditore brechtiano, uno che aveva un futuro proprio perchè "un imprenditore alienato non ha nulla a che fare con il futuro socialdemocratico che lo attende". Stuart Pedrell, scrive Vázquez Montalbán, si comportava in modo schizofrenico: gli affari erano una cosa, le sue esperienze intellettuali un'altra.
    Romanzo esistenziale? Sia mai! Eppure anche, all'interno però di una cornice poliziesca, dove il romanzo giallo acquista "una capacità di esplorazione dei limiti, oltre che del delitto e della politica, del legale e dell'illegale". Oltretutto il poliziotto privato, Pepe Carvalho appunto, "è un personaggio di frontiera che ha la possibilità di contemplare tutto il gioco sociale con una distanza equivalente ad un vero e proprio distanziamento critico; difatti lavora come un sociologo". Il romanzo, è lo stesso Vázquez Montalbán a dirlo, vive come attraversato da una certa sensazione di paura da parte della borghesia postfranchista che non sa cosa potrà succedere dopo l'arrivo della democrazia, fino a quando non raggiunge la certezza che ogni cosa resterà uguale a prima: "i rapporti sociali, quelli economici, il potere politico democratico non significa la distruzione di una classe dominante. Il mio romanzo è esattamente la descrizione, ancora un po' poetica, di questo momento in cui tutto può cambiare. E il piú cinico di tutti, è proprio Pepe Carvalho".
Ma facciamo, è doveroso, un po' di cronostoria su questo personaggio che tanto successo sta riscuotendo da qualche anno in tutto il mondo, anche se la produzione letteraria di Vázquez Montalbán non si puó e non si deve limitare ai soli polizieschi, in quanto si tratta di uno scrittore capace di spaziare con grande voracità ed inventiva dalla poesia alla saggistica piú varia, fino alla piú bizzarra arte gastronomica. "Pepe Carvalho è nato nel 1970 dentro un romanzo molto sperimentale che si intitolava "Io ho ucciso Kennedy" dove c'era un personaggio che oltre ad essere un poliziotto al servizio di Kennedy ne era anche l'assassino, il suo nome era appunto Pepe Carvalho. Anni dopo, quando ho avuto la volontà di scrivere un romanzo piú realistico, critico e sociale, allora ho recuperato questo personaggio sottoponendolo ad una sorta di operazione chirurgica, tanto che è diventato appunto l'investigatore Pepe Carvalho". L'investigatore Carvalho vive su di un passato politico e culturale; brucia libri anche se questo atto Vázquez Montalbán lo definisce "come una vendetta contro il suo rapporto con la cultura che lo ha aiutato a vivere".
    Carvalho "può ad ogni momento diventare un anarchico, anzi ideologicamente non avrei dubbi nel definirlo tale; Carvalho non porta avanti un'analisi della realtà secondo la metodologia marxista; sta spesso dalla parte dei perdenti e per questo non si distacca troppo dall'avere una certa sensibilità, diciamo cosí, alla Dostoevskij".
    Per Vázquez Montalbán, Pepe Carvalho non è affatto il suo alterego come molti si ostinano a sostenere; "semmai è vero per certe componenti culturali, certe esperienze del passato, di una vita politica e culturale che è stata anche la mia; ma la mia attitudine in rapporto alla realtà è molto piú razionalistica; Carvalho è un uomo libero, senza volto; io invece ho un volto preciso, culturale, sociale".
    Tra le curiosità che l'intellettuale Vázquez Montalbán si porta addosso, una ci ha colpito: il suo grande amore per Vasco Pratolini, "uno scrittore che in questo momento è stato quasi del tutto dimenticato. Cronache di poveri amanti o Cronaca familiare le considero due opere interessantissime, molto di piú che non Metello, che giudico invece una sorta di concessione epica ad una letteratura di ricostruzione storica".


Articolo su I mari del Sud di Edmondo Dietrich