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Barcellona secondo meMIRO SILVERA*Grazia, 9 / 10 / 1998.
    Barcellona è una città di mare. Ma ricordo che molti anni fa, quando ci sono venuto per la prima volta, l'ho vissuta invece come una città di terra. Aspettando Manolo, mi mangio un cartoccio di acciughine fritte al momento. E ripenso al luogo meno frenetico che era. E a noi tutti che eravamo piú giovani e ingenui. A Barcellona, non ancora cosí catalana, mi aveva portato la mia meravigliosa Myriam. I suoi abitavano in una suggestiva villetta con giardino a Sant Gervasi, poi abbattuta. Io finii in una buffa pensione di famiglia, sul largo viale del Paseo (oggi si dice Passeig) de Gràcia, e mi guardavo ogni giorno la splendida facciata a onde di Casa Milà, costruita dal geniale architetto Gaudí nel 1910. |
Ma ecco che lo vedo, il celebre scrittore. Non ha piú i baffi che lo caratterizzavano cosí bene. Se li è tagliati perché gli si stavano imbiancando. Mi dice che ha fatto fatica a scendere dal suo relativo eremo di Vallvidrera, dove abita in una villa degli anni '30 rimodernata. È la stessa casa abitata nei libri dalla sua creatura letteraria, lo scopritore di omicidi Pepe Carvalho, protagonista di tanti romanzi di successo. Dalla sua casa, si vede poco distante la gran torre delle telecomunicazioni eretta in epoche di Olimpiadi. C'è chi dice che lui e la sua creatura Carvalho litighino ogni tanto, nel cuore della notte, anche se uno non puó fare a meno dell'altro. Sono due gemelli in uno, come Jekyll e Hyde, e non a caso Manolo è un Gemelli geniale che ha sostituito il fatale laboratorio del povero Jekyll con una grande cucina, dove prova salse nuove e affetta salami. E il Mr. Hyde che ne viene fuori è sempre lui, ma piú grasso, preso da furiosi raptus scriventi e mangianti fino alle ore piú fonde, producendo libri a raffica per milioni di lettori. Andiamo verso il lungomare di Barceloneta, una volta quartiere poco raccomandabile e oggi —cioè da quando hanno finito i lavori nel 1995— una splendida passeggiata a mare con luci e tanti ristoranti e negozi aperti sino all'alba. È vero, i giochi olimpici hanno molto cambiato il profilo della città. Con il dito, Manolo mi indica il Port Nou (quello nuovo) e il Port Vell (quello vecchio). «Lí era il quartiere della mia infanzia, una infanzia dura. Adesso è come un deposito della memoria. Questa città e stata la mia università, mi ha educato». |
«Gli intellettuali sono stanchi». «Sí è vero. Dovremmo scuoterci di dosso tutta questa "normalità", e reinventarci una nostra grandiosità, un diritto all'ambizione». Appagati dal cibo, prendiamo un taxi per andare al Barrio Chino, oggi Barri Xinés in catalano. Io ricordavo un quartiere di dubbia fama che apriva le sue botteghe solo di notte. In pieno franchismo, case d'appuntamento e negozi sofisticati di oggetti erotici. Ridiamo insieme narrandoci le mille stranezze di un quartiere che oggi non e piú quello di un tempo, ma che è ancora pieno di suggestioni, e tanto. «Ma di Barcellona, la parte che piú ti fa bene al cuore, qual'è?». «Il Parque Güell. Ci andavo da bambino. Non è cambiato. Sono solo io che sono cambiato». «Ancora Gaudí. Ha influenzato tutto il senso estetico e il clima della città. Vero?». La città sembra ballarci addosso. Sentiamo lontani gli scoppi dei fuochi d'artificio che volevamo vedere. L'allegria della notte è generale, impressa su ogni volto che ti si avvicina amichevole. Davanti a noi cammina un signore che assomiglia in tutto a Pepe Carvalho, e se mi giro anche Manolo mi rimanda la stessa immagine. C'è di che inquietarsi, ma forse è solo l'effetto del corposo vino rosso che la mia illustre guida regge meglio di me. Entriamo nel ristorante Casa Leopoldo. La signora Gil, materna e con grandi occhiali sul naso, ci abbraccia. Il nonno Leopoldo fondó il locale nel 1929, e nulla è cambiato. Si sente nell'aria profumo di vera cucina casalinga. Assaggiamo dei fritti meravigliosi che io intingo nella picata, una celestiale salsina fatta di aglio, prezzemolo, mandorle e zafferano frullati, il tutto legato da un filo d'olio. Manolo mi parla del suo lavoro sui Borgia, del coloratissimo quadro storico che ha affrontato. *Miro Silvera è giornalista e scrittore. Tra i suoi libri ricordiamo Margini d'amore del 1994. |