Creato il 27/3/98.
Ancora su Lo scriba seduto:
Articolo di Matteo Collura.
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Uno scrittore fra gli scrittori
DANIELA MANGIONE
Gazzetta di Parma, 6 / 2 / 1998.
Esistono i "padroni delle parole"? Diceva Lewis Carrol che sí "le parole hanno un padrone": e Manuel Vázquez Montalbán, a questa "evidenza" formulata dall'autore di Alice nel paese delle merauiglie si appella. Vi si richiama a guisa di introduzione nelle prime pagine di Lo scriba seduto, 1a nuova raccolta di saggi che lo scrittore nato a Barcellona nel l939 fa uscire presso Frassinelli.
Dopo avere pubblicato presso la stessa casa editrice Pasionoria e i sette nani, il creatore del celebre e celebratissimo detective Pepe Carvalho raduna qui testi brevi stesi nel corso dsgli anni, in cui egli interroga altri testi e li giudica, in cui racconta scrittori e scritture secondo la facoltà tutta sua di mescolare narrazione e storia, la Storia delle guerre e del sociale, dei fatti di sangue, della disperazione -la realtà ruvida e cruda, insomma e la narrazione piú avvincente.
E' messa in gioco, in questi saggi raccolti, una idea di scrittore e
intellettuale illuminata sempre secondo vasti raggi, curve sinuose e larghe di avvenimenti e di storie. Ritornano negli sfondi che Montalbán ricostruisce la Rive Gauche della Parigi degli anni '30, gli intellettuali ed il loro "engagement", il loro valore di "sacerdoti della cultura", e serpeggia, continua, la domanda intorno al ruolo dello scrittore e del pensatore, oggi: "Oggi i muscoli intellettuali sono stanchi" e la "Rive Gauche e tutte le altre fanno parte del catalogo delle rovine contemparanee". Ancora: "Oggi gli intellettuali rifiutano divise di ogni genere, persino il mantello immarcescibile di Oscar Wilde".
Ora seduti e conniventi, ora Prometei illuminanti come quelli teorizzati da René Marie Albérès, sfilano gli scrittori. L'industria culturale pare averne favorito la banalizzazione e rammollimento. "Gli scrittori di fine millennio... devono rispondere ripetutamente a luoghi comuni e ai ritornelli tratti dalla terza di copertina dei loro libri o dall'archivio del mezzo di comunicazione, nutrito a sua volta da luoghi comuni e dai ritornelli accumulati fin da quando l'autore è diventato carne da intervista. Un tempo le cose non stavano in questo modo. Un tempo gli scrittori inviavano nelle loro opere il messaggio del naufrago e compivano sforzi per comunicare quanto vi era di fondamentale nel loro messaggio, la tesi intorno alla quale si sviluppava la loro verbalità".
Basterebbe forse questo per dare il tono della lucidità e ruvidità del catalano autore delle Ricette immorali, Galíndez e Lo strangolatore. "Ispirato dalla storia" lo definí Nicola Tranfaglia in un articolo sull'Indice dei libri del mese: in certo senso Vázquez Montalbán è, nel racconto come nella critica, sempre preoccupato degli agguati possibili (probabili) della "perdita di memoria" dei popoli, e occupato quindi a ricostruire contesti, connettere fili di partecipazioni, impegni, lotte -scritture- e orrende guerre che segnano tappe irreversibili: "La guerra di Corea eliminó ogni possibilith di innocenza autoingannata del genere umano".
Tra una introduzione a Dostoevskij e la recensione di 1984 di Orwell, si trovano note sulla nascita del proprio innamoramento per la cultura italiana ai tempi del Gruppo '63, su Moravia "nudo di dei, di religioni e di saggezze sociali canvenzionali" e eu Leonardo Sciascia "che scendeva nell'agone dei media", esponente, secondo il catalano, di una illuminata innocenza razionalista".
Per l'impegno, la piacevolezza della scrittura, la capacità di "riuscire a coniugare l'immagine poetica e letteraria e il senso del dramma dei nostri tempi" (Tranfaglia), la scrittore, il poeta, il giornalista del quotidiano El País diventano una figura complessa e celebratissima, alla quale è dedicata anche una pagina internet, ben curata e consultabile in piú lingue, che quasi con informatica passione rende conto dei colori inaspettati ed eclettici dello scrittore catalano.
Ancora su Lo scriba seduto:
Articolo di Matteo Collura.
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