Creato il 1/12/97.
Ancora su Juan Carlos I:
Alla corte di re Juan Carlos, MVM incontra il Re. |
|
Juan Carlos quel re troppo amato
MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN
La Repubblica, 22 / 11 / 1997.
Il settimanale Time ha pubblicato in copertina la foto del re di Spagna, Juan Carlos de Borbón, e ci sarà certo un motivo. Al summit iberoamericano dell'isola Margarita, il re di Spagna era il solo capo di Stato simbolico ad accompagnare il capo del governo, come un valore aggiunto al gruppo di statisti che mettono in scena l'impossibile unità latinoamericana. Si è persino detto che il re abbia propiziato l'incontro tra Fidel Castro e Aznar, molto distanti per via delle velleità anticastriste del presidente del governo spagnolo, all'ombra della frangia piú dura dell'esilio cubano e della lobby statunitense che lo appoggia. Time ha voluto ornare la sua edizione con un segno di distinzione di nostalgia monarchica, utilizzando in copertina l'immaginario del discendente della corona imperiale di Castiglia nei suoi anni di conquista e colonizzazione dell'America.
Nulla di piú lontano dal sistema di segnali emesso da Juan Carlos I, un autentico professionista della nobiltà che io ho sempre immaginato intento a prendere appunti mentali su quello che non si deve fare e con un Manuale di Formazione Professionale sottobraccio, e cosí lo avevo descritto nel mio romanzo satirico Sabotaggio Olimpico. Anche se in lui si uniscono la legittimità del franchismo (Franco lo nominó suo erede) e quella della dinastia abbattuta dalla II Repubblica e non restaurata da alcun referendum, si può dire che Juan Carlos è oggi un re accettato dalla stragrande maggioranza degli spagnoli. Si considera che un arbitro di calcio ha lavorato bene quando non si è notato il suo intervento, e credo che questa sia la principale qualità pubblica del re di Spagna.
La sua vita privata galante è piena di voci discretamente ignorate dai media e non è diventato uno spettacolo di vaudeville come accade nella monarchia inglese. È riuscito ad apparire al pubblico come il capo liberale di una famiglia dell'alta borghesia civilizzata in cui la regina Sofia apporta il contenitore piú intenso di quanto è monarchicamente corretto e la principessa Cristina quello di una ragazza che vive la propria vita di moglie di un giocatore di pallamano ancora piú alto e piú biondo di suo padre. Non gli si consoce alcuna cospirazione politica o militare e gli si attribuisce invece il merito di aver fermato il tentativo di golpe militare piú grave dai tempi della ribellione militare di Franco: l'assalto al palazzo del Congresso nel febbraio del 1981.
È un democratico per lucidità, visto come l'antidemocraticismo del nonno Alfonso XIII, complice di dittature militari, e l'incapacità del cognato Costantino di Grecia che giocava a coabitare coi colonnelli, siano stati pagati con la corona. Cosí come gli animali, noi esseri umani inclusi, abbiamo l'istinto riproduttore e tendiamo a salvare i nostri piccoli, i re hanno l'istinto dinastico e tendono a salvare le dinastie. Juan Carlos quest'istinto ce l'ha fin dalla sua nascita in un complesso esilio. Poi, ancora bambino, venne circondato da precettori sia monarchici sia franchisti che fecero di lui un sopravvissuto controllatamente schizofrenico. Fu cosí che si lasció nominare erede di Franco, scavalcando i diritti di suo padre, il principe Juan, e all'interno della stessa logica fu proclamato re dalle Cortes franchiste, anche se immediatamente aprí la strada per la ricostruzione democratica, l'unica possibilità per non essere Juan Carlos I il Breve, come pronosticato dai suoi avversari di sinistra e dai franchisti piú radicali. Ed eccolo lí, tenuto nell'ovatta dai media e dalla maggior parte dei politici, come se noi spagnoli temessimo ancora di destare i demoni della discordia per il semplice fatto non già di mettere in discussione la monarchia, ma persino di dubitare che questo re sia il piú alto e il piú biondo di tutti i re del mondo.
(Traduzione di Hado Lyria)
Ancora su Juan Carlos I:
Alla corte di re Juan Carlos, MVM incontra il Re.
| |