Creato il 29/3/02.
Ancora su L'uomo della mia vita:
1) Recensione di Bruno Arpaia
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Pepe Carvalho invecchia ma non si fa fregare
EDMONDO DIETRICH
La Repubblica, 6 / 11 / 2000.
Un Pepe Carvalho da fine millennio è quello che presenta Manuel Vázquez
Montalbán nel suo ultimo libro. Un po’ invecchiato, Pepe, con addosso
sempre la sua tradizionale mestizia e la sua dolce melanconia. Cominci ad
avere l’aria del pensionato, pensa. Seguita però a bruciare libri nel
camino della sua villetta a Valvidrera, seguita a interessarsi di cucina
bevendo vini di un certo rispetto. Ma è anche sorprendentemente un
Carvalho che uccide a sangue freddo (e lo ha fatto raramente o mai). Non è
tanto allegro perché gli compaiono davanti all’improvviso alcuni fantasmi
del passato che gli fanno rimettere in discussione un’intera vita. Charo,
tornata sette anni dopo il suo volontario esilio andorrano e Yessica
Pedrell dopo vent’anni, quando Pepe la spedì a Katmandu. Yes intasa il fax
di Pepe (anche lui ha ceduto alla tecnologia) con storie d’amore,
matrimoni balordi, lettere anonime. Charo non è più la battona dal buon
cuore d’un tempo quando frequentava appunto il detective. Chiede a
Carvalho di aiutare Quimet, un notaio facoltoso, coinvolto in un intrigo
sociopolitico più grosso di lui. È un impegno duro: si tratta di
spionaggio e servizi segreti. Altre vicende s’accavallano: un misterioso
omicidio e alcune polverose storie. Ci sono tutti o quasi i personaggi
d’altri romanzi. Anche il buongustaio Fuster. Però Carvalho è stanco e
dice al fedele Biscuter che vuole andare in giro per il mondo. È forse il
prologo del prossimo romanzo.
Ancora su L'uomo della mia vita:
1) Recensione di Bruno Arpaia
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