Creato il 29/3/02.
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Il cibo pret-à-porter non sfama il mondo
MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN
La Repubblica, 30 / 7 / 2000.
I due temi dominanti nel passaggio del secolo sono il controllo
dell'egemonismo scientifico e l'aumento della disuguaglianza sociale. Il
dibattito inizia cercando di stabilire se l'egemonismo scientifico vada
esercitato dal potere economico e dalla logica del mercato in generale e
da quella tecnico- militare in particolare, o se tale egemonia spetti al
potere politico-sociale eletto in condizioni democratiche, qualcosa di
simile a un lieto fine in technicolor per la Storia della Scienza.
Sull'aumento della disuguaglianza, la destra di sempre e la vecchia
sinistra incapace di riciclarsi, sostengono che lo sviluppo economico
compenserà i deficit della disuguaglianza e non concepiscono come
alternativa distributiva se non quella segnata dalle tasse. L' iniziativa
è in pugno all'economicismo globale. All'interno della discussione
scientifica, il ruolo della biotecnologia nell'alimentazione e
nell'agricoltura si presenta segnato dall' impotenza. L'ingegneria
biologica applicata alla produzione alimentare si muove ancora in fase
sperimentale, spinta dall'interesse del lancio di nuovi prodotti che
attivino il mercato e dall'interesse per l'indagine auspicabile
all'interno di una logica interna.
Ma giorno dopo giorno vi
intervengono con maggior passione sociologi, politici, dietologi e
gourmets con l'intenzione di giudicare la stessa finalità della
biotecnologia alimentare e in particolare il ruolo dei cibi transgenici
che ha colto tanti, soprattutto i gourmets, quasi alla sprovvista.
L'offensiva culturale moderna di maggiore interesse nel campo alimentare e
in quello del piacere gastronomico, era rappresentato dalla difesa di
prodotti e sapori naturali e dall'azione decisa contro la cultura delle
fretta, vivamente osteggiata dal movimento italiano ArciGola e dallo Slow
Food. A un tratto, il coro di scienziati e gourmets deve pronunciarsi
sui prodotti transgenici che l'ingegneria alimentare è già riuscita a
trasformare in argomento del dibattito globalizzato attraverso la Fao e
Internet. I sociologi si sono quasi impossessati della faccenda
chiedendosi se la ricerca alimentare transgenica vada adoperata o meno per
creare condizioni che consentano di debellare la fame nel mondo. Io credo
di no. Una ricerca di questo genere, mossa da chi la muove, non si propone
di debellare la fame ma di creare nuovi prodotti pret-à-porter più o meno
disinfestati. Quale soggetto politico o economico è in grado di
decidere raccolti biotecnici per imporre un'agricoltura del bisogno contro
un' altra del beneficio economico? Finora la produzione di cibi
transgenici non ha retto a una valutazione etica, e potremmo anche
cominciare a discutere che cosa c'entri a questo punto l'esigenza o il
referente etico in ogni processo produttivo. Da posizioni in apparenza
molto ideologizzate si discute persino le virtù salutari di tali prodotti,
ma nessuno riesce a dimostrare che abbiano minimamente ridotto il
sottosviluppo alimentare che segna la fase attuale della globalizzazione
neocapitalista. Persino i più decisi sostenitori di una linea di ricerca
per ottenere prodotti mai creati da un Dio maggiore o minore in una
Creazione omologata, ammettono che tale ricerca è ben lontana dal salvare
dalla dannazione i dannati della Terra, come volle chiamarli Fanon
quarant'anni or sono. Appare quindi un nuovo fronte strategico e
filosofico per chi intende stabilire la logica di un processo universale
dettato dalle necessità reali o si prevede, per la prima volta nella
Storia della Fame, un incontro positivo tra i critici della disuguaglianza
alimentare e i gourmets con sensibilità sociale. Un incontro che forse
darà i suoi frutti in occasione della mostra universale che si terrà in
ottobre, a Torino, dove un interessantissimo Salone del Gusto sarà la
straordinaria cornice per parlare della fame e della voglia di mangiare,
due attitudini in apparenza coincidenti e che possono coincidere nella
richiesta di una biotecnica alimentare capace di elaborare prodotti
alimentari socializzabili e con sapori e consistenze sorprendenti insieme.
Troppo per il corpo o, forse, troppo per l'immaginazione e per la
logica.
(Traduzione di Hado Lyria)
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