M.V.M.

Creato il
15/7/2000.


Ancora su Camilleri:

«Carvalho, Montale e Montalbano sono dei serial-killer», intervista di Mario Baudino.


Chiacchierata tra
Camilleri e Vázquez Montalbán

EMILIO MANZANO

La Vanguardia Magazine, 18 / 4 / 1999.


Los dos
Andrea Camilleri e Vázquez Montalbán a Barcellona il 17 febbraio 1999 (foto El Periódico).
Allo scrittore siciliano Andrea Camilleri, protagonista di un vero e proprio fenomeno editoriale italiano grazie al personaggio del commissario di polizia Salvo Montalbano (pezzo centrale, fino ad oggi, di quattro romanzi e un libro di racconti) è capitato di trovarsi di fronte allo stesso paradosso dell'amico e collega Manuel Vázquez Montalbán: non è stato capace cioè di rispondere correttamente alle domande elaborate da minuziosi fans, per avere il diritto di entrare a far parte del club ufficiale degli amici del suo personaggio.
I due autori si sono incontrati a Barcellona, lo scorso febbraio, per la presentazione in Spagna dei primi titoli della saga del commissario Montalbano ( Un mese con Montalbano, Il cane di terracotta); Camilleri e Montalbán si scambiano opinioni, tra un registratore e alcuni bicchieri di birra, su queste contingenze dovute al successo popolare, su gastronomia e politica, su conoscenti comuni come Massimo D'Alema, o sulla possibilità che potrebbero avere Pepe Carvalho e Salvo Montalbano di misurarsi gomito a gomito attorno a un enigma da risolvere.

Andrea Camilleri: Mi hanno regalato ieri una biografia di Pepe Carvalho. Gli ho dato un'occhiata prima di coricarmi... e sai cosa mi è successo? Alla fine del libro c'è un questionario di un centinaio di domande, per vedere se sei un buon lettore di Pepe Carvalho. Beh, alla fine mi sono arrabbiato: sono riuscito ad azzeccarne sì e no una dozzina!

Manuel Vázquez Montalbán: Una dozzina? Mi sembra già un successo, perché io stesso non sarei capace di risponderne così tante!

Andrea Camilleri: Poi però mi sono consolato ricordando che su Internet c'è una stupenda pagina Web su Montalbano, creata da un gruppo di fans: per entrare a far parte del club devi rispondere a dieci domande sui miei personaggi. Io ci ho provato, ma mi hanno respinto. "Devi prepararti di più", fu il verdetto finale!

Manuel Vázquez Montalbán: Tra i nostri due personaggi, Pepe Carvalho e Salvo Montalbano, ci sono molte diversità e punti di incontro. Forse la differenza fondamentale è che il tuo personaggio è un pubblico ufficiale di polizia, un poliziotto di Stato, mentre Pepe Carvalho è un investigatore privato. Senza dubbio Montalbano è un poliziotto molto speciale, non credo assomigli molto a tanti reali poliziotti italiani.

Andrea Camilleri: No, assolutamente. Montalbano non resisterebbe neanche tre giorni in una struttura come quella della polizia italiana. È un elemento strano che ho voluto incrostare letterariamente al Corpo della Polizia. Tuttavia, mi risulta che molti poliziotti italiani divorano le sue avventure.
I poliziotti di Milano mi hanno perfino dato un premio. Ti ricordi quando sei venuto in Italia per la presentazione del tuo libro O Cesare o nulla che ti abbiamo organizzato io e D'Alema?

Manuel Vázquez Montalbán: Come no? Una presentazione un po' surrealista. Certamente. E come sta andando a D'Alema?

Andrea Camilleri: Non credo gli vada molto bene, povero. Il problema sono i suoi collaboratori, con i loro sforzi per umanizzare la sua immagine, per trasformarlo in qualcuno di simpatico. Impresa impossibile. Io preferisco che rimanga così com'è, rigido e antipatico, invece di vederlo forzare la sua vera natura, partecipando a programmi televisivi con Gianni Morandi.

Dunque, dopo quella presentazione, sono tornato a casa stanco morto, senza nemmeno andare alla cena offerta dall'editore, e mi scortarono ben sei carabinieri! Chiunque avrà pensato che, più che scortato, mi avevano arrestato. Quando arrivammo davanti all'ingresso di casa mia, mi si avvicina il brigadiere e, con gravità mi chiede: "Signor Camilleri, quando si deciderà a scrivere un romanzo sui carabinieri?"

Manuel Vázquez Montalbán: Quello che mi sembra più rilevante è il ruolo indipendente di Montalbano, la sua carica di soggettività, che potremmo chiamare latina o mediterranea. Il tuo Montalbano è molto più arbitrario del Maigret di Simenon, sebbene i suoi processi psicologici si assomiglino, però Montalbano a volte agisce d'istinto e con prontezza.
Quanto ai suoi gusti gastronomici.... Beh, io non sono settario, c'è libertà di gusti. E se un giorno vorrai scrivere con me un romanzo, sono disposto ad imporre a Pepe Carvalho un piccolo sacrificio e convertirlo alla dieta italiana.

Andrea Camilleri: A me la cucina di Carvalho spaventa un po'! È bestiale! Tieni presente una cosa: io non posso più mangiare come facevo una volta! Così quando scrivo faccio mangiare a Montalbano cose che per me sarebbero letali, come le sardine ripiene. La paura che Montalbano sente davanti ai piatti di Carvalho è la mia stessa paura. Vorrei anche chiarire che il cognome del mio personaggio, Montalbano, è piuttosto comune in Sicilia, ma la scelta nasce dal desiderio di rendere omaggio, più che al personaggio di Carvalho, al Vázquez Montalbán che ha scritto Il Pianista o Gli allegri ragazzi di Atzavara.
Quello che poi mi interessa più di tutto è il posto che occupi come autore nei confronti della realtà, è qualcosa che mi ha sempre impressionato molto...

Manuel Vázquez Montalbán: Io credo che le differenze e le affinità tra i nostri due personaggi siano, in fondo, la conseguenza di una stessa attitudine personale nei confronti del romanzo poliziesco.
Anche tu usi questo genere come una mera strategia narrativa, un gioco col quale stabilisci un avvicinamento alla realtà arbitraria e proietti uno sguardo distaccato e ironico attraverso il tuo personaggio, uno sguardo molto simile a quello di Pepe Carvalho.
Ora si apre un'opportunità molto interessante per il lettore spagnolo: vedere l'immensa varietà che offre il racconto poliziesco, grazie a un'opera veramente atipica. Si mette in relazione Montalbano a Maigret, e ciò è inevitabile, perché il processo psicologico che segue Montalbano è più simile a quello di Maigret che a quello di qualsiasi altro personaggio, ma il suo è un mondo completamente a sé. Il tuo parti pris come intellettuale, il tuo sguardo politico, sono molto diversi da quelli di Simenon. Grazie alla strategia narrativa che comporta il romanzo poliziesco, si può delineare un discorso realista in modo nuovo.
Mentre descrivi la frontiera che c'è tra la politica e il delitto, tra il legale e l'illegale, la violazione di un tabù come ammazzare, i limiti dei comportamenti, stabilisci una complicità col lettore.
Arrivate entrambi alla stessa conclusione attraverso un viaggio di sorprese, che danno significato all'indagine poliziesca.

Un altro importante aspetto delle indagini di Montalbano è il ruolo che occupa la cultura: a volte la chiave di un enigma è una chiave culturale, un mito, una lettura classica... Come lettore la cosa che mi diverte sempre molto è proprio il grado di sofisticazione culturale che ci propone il tuo personaggio.

Andrea Camilleri: : Anche per Montalbano i libri sono importanti, come per Carvalho; l'unica differenza sta nel fatto che il mio commissario non li brucia. Sicuramente al tuo Carvalho i libri non hanno insegnato molto...

Manuel Vázquez Montalbán: Sì, certo. Per entrambi i libri sono importanti: per il tuo personaggio in senso positivo, per il mio in senso negativo, ecco perché finisce col bruciarli.

Andrea Camilleri: Però la scelta di quale libro bruciare equivale alla scelta di quale libro leggere. Vediamo un po', il primo libro che Carvalho brucia non è un libro qualunque, ma una storia della Spagna.

Manuel Vázquez Montalbán: Sì, Spagna come problema di Laìn Entralgo. Nel tuo caso, mi sembra fondamentale il modo in cui presenti la Sicilia, come un falso microcosmo. È un microcosmo, in effetti, ma bisogna ascoltare Sciascia quando rispondeva alla domanda sul perché scrivesse sempre sulla Sicilia.

Andrea Camilleri: Sciascia rispondeva sempre: "La Sicilia è il mondo".

Manuel Vázquez Montalbán: L'ambizione di Sciascia era quella di fare un romanzo politico, di indagine sul potere. Anche nel tuo caso ci sono questi elementi, ma non ne sono l'obiettivo, che è invece quello del viaggio attraverso una realtà in cui gli elementi di carattere ideologico o politico sono impliciti, senza quella volontà che Sciascia metteva nel fare una metafora politica del doppio potere.

Andrea Camilleri: Il mio primo libro lo devo proprio a lui. Ho passato alcuni anni raccogliendo materiale su di un episodio storico della Sicilia, che gli feci avere, nel caso gli servisse come base di un romanzo. Mi invitò a casa sua a prendere un caffè e mi disse: "È un materiale eccellente; dovresti scriverne un libro". "Ma io non riuscirei a scrivere un libro come fai tu". "È vero, ma l'importante è che tu lo scriva come faresti tu. Coraggio!" Tutto questo successe parecchi anni fa.

Manuel Vázquez Montalbán: Quando lo scorso anno assistemmo al tuo grande successo letterario, con ben cinque titoli in testa alle classifiche dei libri più venduti, giravano questi commenti: "Certo è una letteratura che concede molto al grande pubblico, una letteratura commerciale, è il risultato di una ben calcolata strategia pubblicitaria..." Trovo che tutto ciò sia insostenibile: i tuoi libri si sono imposti per il loro valore, pubblicati da una piccola e prestigiosa casa editrice poco incline alle grandi promozioni commerciali. La tua opera si è imposta grazie al passaparola.

Andrea Camilleri: Sì, ed è quello che io chiamo tam tam del pubblico. È proprio questo il pubblico che mi interessa, quei 30.000 o 40.000 primi lettori che hanno dato vita al tam tam e compiuto il "miracolo". Poi la cosa si è propagata in tal modo che mi sono trasformato in una moda, il che è ridicolo, destinata a venire ben presto dimenticata. Non si può passare impunemente dai 150.000 a quasi un milione di copie vendute in così poco tempo. Dentro di me però non è cambiato nulla. Quando si hanno 73 anni non pensi più che possa cambiare qualcosa. Ma la vita sociale... È qualcosa di spaventoso! Presentazioni, autografi, conferenze, interviste... Non mi resta quasi più tempo per scrivere. E quel che è peggio è la gente che si avvicina per dirmi cosa devo fare col mio personaggio! Poco tempo fa alcuni lettori siciliani mi hanno chiesto di non far sposare mai Montalbano con la sua attuale fidanzata...perché è genovese! Una straniera! Pretendevano che gli trovassi una donna siciliana come Dio Comanda! Mi sono capitate cose da film. Adesso ci rido sopra, ma al momento mi hanno imbarazzato un po'. Come quando una signora ha aspettato con i suoi nipotini, che crollavano dal sonno, fino alla fine di una presentazione durata fino a mezzanotte... perché toccassi la testa ai bambini! Manco fossi Giovanni XXIII o Stalin! O ancora, quelli che si avvicinano con una biro speciale per farsi fare l'autografo al braccio! A volte penso di essermi trasformato in una moda da cretini. I lettori di romanzi non fanno queste cose! Ho ricevuto anche lettere che mi hanno fatto rizzare i capelli, come quella di una ragazza di 24 anni con una gravissima forma di malattia degenerativa, che voleva ringraziarmi per averla fatta sorridere tre volte. Non aveva scritto il suo indirizzo così non le ho mai potuto rispondere...
Ci chiedono anche se Carvalho e Montalbano potranno mai risolvere un caso insieme.

Manuel Vázquez Montalbán: Beh, i casi non si risolvono mai...Non so, ognuno ha il suo universo, il proprio mondo... Magari è possibile che insieme arrivino facilmente alla stessa conclusione... ma in ristoranti diversi.

Andrea Camilleri: Sono d'accordo.

(Traduzione di Anna Porro in esclusiva per Vespito.net)


Ancora su Camilleri:

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Siti web su Camilleri:

  • The Camilleri's fans club
  • Andrea Camilleri
  • The Salvo Montalbano Site