M.V.M.

Creato il
29/3/02.


Altri articoli da Porto Alegre:

1) Dal lamento all'alternativa
3) Se la protesta diventa proposta
4) La terra ai saggi


Chi aspetta la violenza

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 3 / 2 / 2002.


La necessità di individuare un referente intellettuale per la dialettica del XXI secolo tra globalizzatori e globalizzati ha posto Chomsky su un palcoscenico circondato da bandiere rosse e verdi. L'organizzazione del Forum Sociale di Porto Alegre ha commesso qualche errore, travolta dalla partecipazione di migliaia di persone e oltre duemila giornalisti. Ma forse, il suo maggiore errore è stato di cambiare la sala dove Chomsky avrebbe dovuto parlare deludendo quindi tremila spettatori che, per due ore, erano rimasti lì ad aspettare. La protesta, tuttavia, si è espletata con qualche schiamazzo soltanto, come se le basi (i protagonisti del Forum) intendessero deludere coloro che vogliono inserire nel Forum il discredito della violenza.
Un potente accerchiamento mediatico aspetta che Porto Alegre fallisca come scommessa sul protagonismo della società civile che richiede un'internazionale emancipatrice. Quando chi non è qui presente ti chiede «Che cosa è successo?», pretende in realtà qualche aneddoto su una presunta aggressività contestataria, fatti non avvenuti. La pluralità di questo nuovo soggetto storico di cambiamento può compattare la Via Campesina o i sempre più numerosi seguaci di Attac, senza escludere alcun movimento sociale che risponda all'inventario del disordine sociale, economico, culturale, sessuale del mondo.
Chomsky ha insistito sulla minaccia di violenza che affianca l'attuale strategia di dominio del capitalismo, ed è auspicabile che la strategia emancipatrice continui a scommettere sulla convocazione di una società civile priva di democrazia partecipativa. Per precauzione, persino Giscard invia osservatori a Porto Alegre. E il futuro capo dei socialisti francesi, Hollander, passeggia da queste parti mentre altri socialisti accorrono al Forum Economico di New York perché i disegni della Storia sono imperscrutabili: quasi quanto quelli del Signore.

(Traduzione di Hado Lyria)


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