M.V.M.

Creato il
25/6/99.


Ancora sul Kosovo:

1) Solana e i nuovi infedeli.

2) Le trame della guerra

3) L'Onu all'americana.


La guerra umanitaria sconfitta da Ocalan

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 2 / 7 / 1999.


Quando Ocalan venne sorpreso e trattenuto in Grecia e in Italia, all'inizio di una strana fuga verso le braccia di agenti di servizi segreti non meglio precisati, anche se chiaramente orientati dalla Cia, le congetture su una così strana avventura riportarono alla mente la dottrina chiamata "L'orlo dell'abisso".
Una dottrina sviluppata fin dagli anni Cinquanta, sotto il patrocinio dei fratelli Dulles, dagli specialisti nel calcolo delle probabilità. Applicata alla guerra fredda, soprattutto da Hermann Khan, uno dei principali maestri di Kissinger. Per risolvere un conflitto cronico bisogna aggravarlo e portarlo sull'"orlo dell'abisso" in modo tale da far scoppiare una guerra mondiale o da risolvere tutto a livello diplomatico.

Finita la guerra fredda, il ruolo della "dissuasione reciproca" nella soluzione dei conflitti gravi è scomparso insieme all'Urss, diventata ormai la Csi, sottopotenza bisognosa che dipende dai crediti internazionali; ma la filosofia statunitense di aggravare il conflitto per tagliarlo alla radice ha avuto nella mai dichiarata guerra di Jugoslavia la sua espressione più recente.
L'arresto di Ocalan e il suo processo significavano spingere sull'orlo dell'abisso la questione curda ma, forse per questa ragione, tutte le parti implicate avrebbero dovuto fornire una soluzione stabile a una diaspora etnica che coinvolge Turchia, Iraq e Siria. Se nel Kosovo era evidente la violazione dei diritti umani, non è certo minore quella subita dai curdi per mano di turchi, iracheni e siriani, anche se in ciascuna occasione si è adoperato un diverso sistema di misure. La Turchia è un paese della Nato, e l'Iraq uno degli alibi della filosofia armamentista- poliziesca che ha portato la Nato al posto prima occupato dall'Onu.
Inoltre, l'avanguardia del movimento curdo per l'indipendenza è rappresentata dal Pkk, partito di ispirazione comunista che per la Nato è come un foruncolo ereditato dalla guerra fredda, qualcosa di simile a un cocciuto esercito recalcitrante sopravvissuto sotto le rovine dell'impero del male.
Tra le cause delle guerre civili nel villaggio globale censite dai polemologi postmoderni, non figuravano quelle umanitarie finchè, la Nato non utilizzò tale aggettivo per connotare la mai dichiarata guerra di Jugoslavia.
La ribellione curda, con tutte le sue differenze, appare come l'esercizio del diritto di autodeterminazione, lo stesso diritto sbandierato dagli albano-kosovari spalleggiati dalla Nato nella prima guerra in cui si è vista coinvolgere, in modo tanto sconcertante che non ha voluto nemmeno chiamarla guerra e quando l'ha accettata come tale si è affrettata a definirla umanitaria, in un'avventurosa, chiaramente sventurata, operazione piena di significati.
Una volta che i suoi esegeti si sono affezionati alle guerre umanitarie, salutate ormai euforicamente come le uniche guerre meritevoli di un futuro, hanno nel caso curdo un magnifico campo di sperimentazione. Per cui sarebbe logico che la Nato bombardasse i curdi residenti in Turchia perchè si vedano costretti a fuggire in ogni direzione e costatare quindi la gravità della loro situazione; e che bombardasse subito dopo Ankara e in primo luogo le emittenti televisive, cervello ideologico del giacobinismo turco. Poi si potrebbe ottenere che il Tribunale Internazionale, alternativa di quello dell'Aja perchè, tanto docile nei confronti del nuovo ordine internazionale, dichiarasse il governo turco criminale di guerra.
Questa nuova guerra umanitaria ci avvicinerebbe sempre più allo scenario della prossima, l'Afghanistan, dove una situazione creata dalla politica statunitense e pakistana per spiazzare la vecchia Urss in quanto potenza protettrice, ha suscitato la dittatura dei talibani e l'oppressione delle donne fino a limiti che ci consentirebbero di parlare di genocidio sessuale. Se ci mettiamo a inventariare le cause giuste che fanno la fila per attirare lo sguardo della Nato, le più urgenti sono quella dei curdi e quella delle donne in Afghanistan. Ma per risolvere il caso curdo bisogna bombardare Ankara e per introdurre in Afghanistan i diritti umani bisogna passare su eserciti incontrollabili organizzati e armati a loro tempo dai paladini globali dei diritti umani.
Sarà molto più facile fare pressione sulla Turchia perchè rinchiuda Ocalan, tenga in sospeso l'esecuzione della pena di morte e ottenere quindi che la Cnn allontani le sue telecamere dall'Afghanistan. A volte, per dichiarare guerre umanitarie, non ci sono nè le condizioni oggettive nè quelle soggettive.

(Traduzione di Hado Lyria)


Ancora sul Kosovo:

1) Solana e i nuovi infedeli.

2) Le trame della guerra

3) L'Onu all'americana.