M.V.M.

Creato il
29/3/02.



L'impotenza carnivora

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 29 / 11 / 2000.


Ricorda, sorella mucca, che Norberto Bobbio, in fondo al suo Destra e sinistra, insieme ad altre proposte, chiedeva all'uomo di rivedere i rapporti con gli animali.
Sono d'accordo con il filosofo, ma penso, con una certa malinconia che, non diversamente da come abbiamo dato inizio alla fine dell'egemonia del maschio sulla femmina, abbiamo anche iniziato una lunga marcia verso l'impotenza carnivora.

Perché il rapporto tra uomo e animale sta tutto nella macellazione, lo zoo e la ristretta gamma di animali graziati e trasformati in domestici per ragioni culturali, senza che esista una qualche seria ragione a far sì che il cane sia il migliore amico dell'uomo invece del maiale o la mangusta. Se l'essere umano comincia a pensare, con distacco, all'operazione di mangiare altri animali, deve per forza giungere alla conclusione che per mangiarli deve prima ucciderli. Alcuni antropologi sostengono che l'uomo conserva nella memoria collettiva più atavica il senso di colpa per l'uccisione di esseri viventi allo scopo di mangiarli.
Sta di fatto che l'uomo suscita terrore in quasi tutti gli animali, e qualcosa deve aver fatto per meritarselo. Il sacrificio degli animali viene riportato dai testi sacri come una tollerata violazione del tabù che proibisce di uccidere, spesso mascherata da offerta a Dio.
D'altro canto va detto che il Dio creatore non fece un granché nell'atto della creazione, plasmando gli esseri viventi in modo tale da dover trascorrere le loro vite mangiando cadaveri per sopravvivere. L'uomo è consapevole di togliere la vita a un essere in movimento per poterlo mangiare e non ha ancora trovato alibi sufficienti per questa violenza originaria. Persino le misure del Mercato comune europeo per il sacrificio degli animali non sono che un piccolo espediente per mascherare l' orrore dei delitti perpetrati in tutti i mattatoi del mondo, dove animali atterriti, vittime di uno stress insormontabile e senza l'aiuto di nessuno psichiatra, percepiscono l'odore della loro stessa morte o la vedono riflessa negli occhi del macellaio. Altre religioni hanno addirittura ordinato di non sacrificare le bestie davanti ai loro parenti perché, anche se questo non viene ammesso, sappiamo che alla pecora madre fa male vedere l'uccisione dei figli e viceversa.
Non vorrei che questa lunga disquisizione contribuisca alla crociata vegetariana, in quanto ci sono sempre più indizi a indicare come nemmeno ai vegetali piaccia di essere falciati.
Voglio semplicemente procurare un substrato storico alla faccenda delle mucche pazze che sta scuotendo le basi degli allevamenti europei e creando fattori di disincanto biologico nei confronti della carne, qualcosa in grado di segnare le generazioni future. Verso la fine del 2001 si compiranno cinque anni dallo scoppio dello scandalo della mucca pazza, e si sono sacrificate nel frattempo centinaia di migliaia di bestie colpite dalla pazzia prefabbricata dalla speculazione dei loro padroni.

Il caso delle mucche pazze è stato per il momento insufficientemente analizzato dai media, e questo perché una riflessione in merito distaccata e critica sarebbe in grado di danneggiare il sistema più dell'intera somma delle ideologie e azioni rivoluzionarie a noi note. Com'è possibile che con la complicità del potere si metta a rischio per anni la salute degli europei, e questo allo scopo di non abbassare i prezzi e salvare la produzione degli allevatori al di sopra del diritto di noi tutti a sapere di quale male dobbiamo morire? La corruzione, secondo Galbraith, è insita nel sistema, ha raggiunto tutte le sue pieghe e negli ultimi anni gode di uno statuto di tolleranza morale che finisce col relativizzare le azioni giuridiche. Ciascun gruppo di pressione può generare le sue mucche pazze, perché stiamo parlando non solo di certi animali concreti e malati, ma di una metafora della violazione della fiducia del consumatore in un universo in cui essere consumatore è quasi l'unica forma possibile di essere.

(Traduzione di Hado Lyria)